Cina waste

Circa 500 persone ieri sono scese in piazza a Pechino per protestare contro un impianto di smaltimento rifiuti che, secondo i manifestanti, avrebbe rilasciato nell’aria gas tossici.
Due dimostranti sono rimasti feriti durante un confronto con le forze dell’ordine, riferisce Information Center for Human Rights and Democracy, gruppo per la difesa dei diritti che ha base a Hong Kong. Non si hanno più notizie di uno degli organizzatori, forse arrestato dalla polizia. I manifestanti hanno chiesto le dimissioni del dirigente del settore ambientale di Chaoyang, il distretto più elegante di Pechino in cui si trova l’impianto e , dove si sono tenute le proteste.

Junk, una zattera di rifiuti nel Pacifico

Una zattera di rifiuti a vela (15,000 bottiglie di plastica e la fusoliera di un vecchio Cesna 310) capitanata da due uomini. E’ Junk e a bordo ci sono Marco Eriksen dell’Algalita Marine Research Foundation – che su Junk ha festeggiato il suo 41° compleanno a base di pesce e burro di noccioline – e il regista Joel Paschal che attraversando il Pacifico vogliono fare conoscere al mondo il Pacific Trash Vortex, il vortice di spazzatura dell’Oceano Pacifico che il mondo ignora ma anche per fare studi statistici sui “reperti” che incontreranno lungo il cammino
Ha un diametro di circa 2500 chilometri è profondo 30 metri ed è composto per l’80% da plastica. Si è formato lentamente, a partire dagli anni ’50 – grazie all’azione della North Pacific Subtropical Gyre, una corrente oceanica dotata di un particolare movimento a spirale orario, che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro – e adesso è diventata una vera e propria Trash Island: ha un diametro di circa 2500 km, pari ad una superfice di 4.909.000 Km², una profondità di 30 metri ed un peso di 3.500.000 tonnellate.
Junk è salpata il primo giugno, pochi giorni fa era ad est delle Hawaii e ieri è approdata a Honolulu. Tutto è documentato sul Junk’s blog

La curia di Salerno ha fatto ‘o miracolo


La Procura sequestra l’8 per mille alla curia di Salerno. Oltre 2 milioni di euro sono stati bloccati all’Arcidiocesi di Salerno accusata di aver compiuto un vero e proprio “miracolo”: la trasformazione di una ex colonia per ragazzi poveri in un hotel a 5 stelle. Il tutto con finanziamenti pubblici.
Gravi le accuse mosse dal pm Roberto Penna: si va dalla truffa e tentata truffa, al falso, abuso d’ufficio e violazione delle norme edilizie. Tredici gli indagati tra cui il vescovo di Salerno, monsignor Pierro (nella foto) per la trasformazione della ex colonia in un hotel a cinque stelle, l’Angellara Home, con un contributo della Regione pari a 2,450 milioni di euro.
Già lo scorso 15 luglio era stata sequestrata la struttura, una tranche di finanziamento regionale per 1,9 milioni di euro e congelati 192mila euro su un conto corrente bancario riconducibile alla diocesi. Poi, sulla base della documentazione acquisita, le Fiamme Gialle hanno rintracciato altri conti, sequestrando prima 1,2 milioni di euro, poi 509mila euro; questa ultima somma è riferibile a una parte dei contributi dell’8×1000 destinati a interventi amministrativi, senza però toccare la parte di risorse impegnata per opere di carità in modo da non pregiudicare l’attività della Curia in favore delle fasce deboli di popolazione.