Dietro front sul nucleare? Un trucco del governo


Oggi il Governo ha deciso di rivedere le sue posizioni sul nucleare decidendo di abrogare le norme per la realizzazione di nuove centrali atomiche. Il Consiglio dei ministri, in fatti, inserendo un emendamento nella moratoria, già per altro prevista nel decreto legge Omnibus all’esame del Senato, ha di fatto revocato tutte le norme previste per la realizzazione di nuovi impianti.
“Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”, si può legge nel testo.

Questa decisione dovrebbe incidere sul referendum sul ritorno al nucleare del 12 e 13 giugno, annullandolo.
”Ad una lettura più approfondita l’emendamento di sospensione sine die del programma nucleare presentato al Senato ha le conseguenze di un’abrogazione delle disposizioni sottoposte a quesito referendario ma non del complesso di norme che hanno rilanciato il nucleare in Italia. Questo significa che in realtà si dovrebbe andare in ogni caso alle urne – ha spiegato Stefano Leoni, presidente del Wwf Italia – Un Governo autorevole deve avere il coraggio di parlare senza fraintendimenti al popolo che rappresenta. Non può permettersi di giocare con le parole”.

Anche Greenpeace è scettica. “Il Governo ha paura dell’opinione degli elettori”, spiega l’associazione ambientalista in un comunicato. Insomma, questo è un caso di “furbizia preventiva che coglie un dato reale: la forte opposizione degli italiani al nucleare”. Il Governo starebbe solo cercando di “prendere tempo, abrogando solo alcuni punti della legge, per evitare che gli italiani si esprimano attraverso il referendum e poi tornare a riproporre il nucleare tra un anno”. Greenpeace conclude: “se il Governo italiano volesse fare seriamente dovrebbe reintrodurre gli incentivi sulle fonti energetiche rinnovabili, al momento completamente paralizzate dallo scellerato decreto Romani. Greenpeace chiede di adottare il sistema tedesco, alzando gli obiettivi per l’eolico e il fotovoltaico”.

Napoli. L’emergenza rifiuti continua


26 novembre 2010 La promessa di Berlusconi: “Napoli ripulita dai rifiuti in quindici giorni”
11 febbraio 2011 Si allunga l’emergenza rifiuti. Caldoro: “Fuori dalla crisi tra tre anni”

World Press Freedom Day

Oggi è la giornata internazionale per la libertà di stampa.
Secondo Freedom House la libertà di stampa nel mondo è diminuita per l’ottavo anno consecutivo, l’Italia è “parzialmente libera” e si attesta 72ma in classifica a pari merito con India e Benin, dietro al Cile e alla Corea del Sud. mentre “Reporters Sans Frontiere” ha pubblicato la lista dei 40 maggiori nemici della libertà, tra cui anche la criminalità organizzata italiana.

“In Italia la situazione è peggiorata – scrive Katin Deutsch Karlekar, cofondatrice e presidente onoraria di Freedom House nel rapporto 2010. Un giudizio che trova fondamento nel fatto che “il Primo Ministro Silvio Berlusconi si è scontrato con la stampa per la copertura della sua vita personale, che ha portato a querele contro i media esteri e locali e alla censura di ogni contenuto critico da parte della TV di stato“. E ancora “Il ritorno al potere di Berlusconi – si legge nel rapporto – nell’aprile 2008 gli ha permesso nuovamente di poter controllare fino al 90 per cento delle emittenti televisive nazionali, mediante gli sbocchi alle televisioni pubbliche e le sue partecipazioni ai media privati“.

In un altro rapporto, quello di Reporters sans Frontieres (RSF) uscito in occasione del “World Press Freedom Day” , si legge che insieme a Hu Jintao, Mahmoud Ahmadinejad, Muammar Gheddafi, Paul Kagame, Raul Castro, Vladimir Putin, le “mafie” italiane sono tra i “40 predoni dell’informazione” accusati da Reporters sans Frontieres (RSF) di mettere ogni giorno a rischio il lavoro e la vita dei giornalisti.
Sono, si legge nel rapporto reso noto oggi dall’organizzazione, organizzazioni e uomini “potenti, pericolosi, violenti e al di sopra della legge. Hanno la facoltà di censurare, imprigionare, rapire, torturare e, nel peggiore dei casi, assassinare i giornalisti”. Per mettere a tacere un giornalista può bastare anche meno di un sequestro o di un colpo di pistola. Nel rapporto si specifica che il quadro della libertà di stampa peggiora di anno in anno in Italia – al 49esimo posto secondo la classifica redatta – per le “pressioni del Cavaliere”, mentre l’Europa diventa sempre meno il punto di riferimento per uno dei più importanti diritti civili, misura della dignità e della decenza democratica di un paese.
“Lo Stato della libertà di stampa in Italia”, è il giudizio del Rapporto, “stretto tra riforme draconiane e le minacce della mafia, preoccupa sempre più i suoi vicini europei. Il controllo della mafia si rafforza e costringe un ampio numero di giornalisti ad operare con circospezione”.
Tra coloro che rischiano ogni giorno la vita il Rapporto cita Roberto Saviano, il corrispondente dell’Ansa da Palermo Lirio Abbate, e la giornalista del Mattino Rosaria Capacchione. “Il loro lavoro, e il rischio che lo accompagna”, afferma il Rapporto, “non ha il sostegno del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi”, che “nel novembre del 2009 disse di voler ‘strangolare’ scrittori e cineasti perché, scrivendo di mafia, avrebbero fornito una cattiva immagine dell’Italia”.