L’accensione del termodistruttore di Acerra

19_termovalorizzatore_acerraNel giorno dell’inaugurazione del termodistruttore di Acerra [Napoli] la fanfara dei bersaglieri ha accolto Berlusconi, arrivato per tagliare il nastro, con «’O sole mio».
Non c’è niente da festeggiare anche se questo giorno è stato trasformato in un «evento mondano e propagandistico», come ha sottolineato l’onorevole Scilipoti dell’Idv, una delle poche voci in Parlamento che si sono opposte alla sua apertura. Anche il Pd, infatti, plaude alla sua inaugurazione che, dice Ermete Realacci responsabile ambiente del partito, «è sicuramente un fatto positivo e ci auguriamo che presto l’impianto entri completamente in funzione, senza ulteriori ritardi – anzi spiega – bisogna sorvegliare con la massima attenzione per garantire la legalità e il buon funzionamento dell’impianto».

Le lodi si sprecano, ce n’è anche per Impregilo, costruttore dell’impianto, che Berlusconi etichetta come «veri eroi che qualcuno ha cercato di ostacolare, ma che hanno saputo tenere duro», alludendo alla vicenda giudiziaria, sfociata in processo ancora in corso nei confronti delle società del gruppo che, fino al 2005, avevano il monopolio dello smaltimento rifiuti in Campania. E proprio dalla vendita dei suoi asset [i valori materiali e immateriali della società] in Campania – rappresentati per gran parte dal termovalorizzatore di Acerra – Impregilo quest’anno incasserà 100/150 milioni, mentre gli asset destinati alla vendita ammontano in totale a 380 milioni di euro, come ha detto lo stesso l’ad. Alberto Rubegni.
«Una data storica quella di oggi per la Campania e per Napoli», per il presidente del consiglio, secondo cui da oggi «si esce dall’emergenza definitivamente». Ma non era già finita mesi fa come lui stesso aveva annunciato?
Gli esponenti del governo sono contenti. Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, questo è «il ritorno dello Stato ad Acerra». «Un giorno molto importante per la Campania», ha detto il ministro dell’ambiente Prestigiacomo che ricorda come questo impianto sia il primo poi arriverà «il secondo, poi il terzo e poi bisognerà valutare». Letizia Moratti si dichiara «orgogliosa» perchè a gestire l’inceneritore sarà l’A2A, azienda bresciana creata superando «i localismi e unendoci a Brescia». Per Guido Bertolaso, sottosegretario per l’emergenza ai rifiuti, si sta realizzando addirittura un sogno, quello «di avere la Campania pulita e riportare Napoli al posto che le compete tra le città più belle del mondo e credo che questo sogno lo stiamo realizzando, ci stiamo riuscendo». Anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è congratulato con Berlusconi scrivendo in un telegramma e il generale Giannini, sub commissario all’emergenza, assicura che «non verranno bruciate eco balle, perché queste vengono aperte e selezionate».
Crederci? A leggere l’ultima ordinanza del presidente del Consiglio, datata 18 marzo, e pubblicata in Gazzetta Ufficiale sembrerebbe proprio di no.
Sarà possibile conferire «rifiuti imballati e non imballati» e «ovunque stoccati» provenienti dagli impianti di selezione e trattamento previsti nel Dl 90 del 2008 «prescindendo dalla qualifica di destinazione già attribuita ai rifiuti stessi, prodotti dalla data di risoluzione dei contratti con le società ex affidatarie del servizio di gestione dei rifiuti in Campania». E poi più avanti si legge chiaramente che le ecoballe «a prescindere dallo stato di conservazione prodotti dalla data di risoluzione dei contratti con le società ex affidatarie» del servizio di gestione dei rifiuti in Campania e «giacenti presso l’impianto di selezione e trattamento dei rifiuti di Tufino [Napoli]», saranno inviati nell’inceneritore di Acerra, dopo la «caratterizzazione» da parte dell’Arpa Campania.

Il tutto in barba ai «falsi ambientalisti che hanno bloccato il nostro Paese», come ha dichiarato al Mattino Federica Guidi, presidente dei Giovani imprenditori.
Ma chi sarebbero i «falsi ambientalisti»? I cittadini di Acerra e gli altri cittadini campani che questa mattina hanno manifestato ancora una volta contro l’apertura dell’impianto e che poi sono stati fermati dalla polizia a circa un chilometro dall’impianto? I medici per l’ambiente che hanno sempre denunciato «il grave atto di irresponsabilità scientifica e sanitaria» contro cui si è anche schierato monsignor Giovanni Rinaldi? Il vescovo di Acerra, che ha fatto sapere di non voler benedire l’impianto? Le neomamme di Acerra? Oppure i pastori che coltivano i campi attorno all’inceneritore tra greggi malate e altissimi tassi di diossina?
E, dopo Acerra, «partiremo con la Sicilia e il Lazio perchè anche lì la situazione è difficile», ha concluso Berlusconi. Forse il governo dimentica che in Sicilia esiste il «triangolo della morte» Augusta-Melilli-Priolo, dove ci sono raffinerie e ci si ammala sempre di più, si muore sempre più facilmente e l’incidenza dei tumori è del 50 per cento in più che nel resto della regione. E si sarà dimenticato anche di Colleferro [Roma], dove pochi giorni fa è esplosa la bomba tossica dell’inceneritore.

Via libera alle «grandi opere», per rilanciare l’economia

ponte

La «buona novella» di oggi arriva dal presidente del Senato, Renato Schifani, al termine della riunione del Cipe a Palazzo Chigi.
Il Comitato Interministeriale per la programmazione economica ha infatti stanziato 17,8 miliardi di euro di cui 16,6 miliardi [8,51 come «contributo pubblico», gli altri 8,09 come «privato»] destinati alle «grandi opere» e 1,2 miliardi per l’edilizia scolastica.
Tra le opere c’è il Ponte sullo Stretto di Messina, per il quale il Cipe ha stanziato 1,3 miliardi sui 6,1 totali, poi i sempre eterni cantieri dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, la statale Jonica, la Pedemontana, il terzo valico Milano-Genova, l’alta velocità Milano-Treviglio, la linea «c» dell metropolitana di Roma, il Mose [a cui andranno 800 milioni], e anche alcuni interventi per l’Expo 2015 che si terrà a Milano.
Questo l’elenco parziale delle «opere cantierabili» che il ministro delle infrastrutture, Altero Matteoli, aveva anticipato mercoledì scorso.
Il costo totale del «progetto strategico» – ha detto Schifani riferendosi al Ponte sullo Stretto – è di circa 6,1 miliardi e le risorse che il Cipe doveva varare e che hanno ottenuto l’ok sono pari a 1,3 miliardi.
Questa pioggia di miliardi «è una potente iniezione di concretezza», ha commentato Daniele Capezzone, portavoce di Forza Italia. «Una boccata di ossigeno e un’iniezione di fiducia per le piccole e medie imprese operanti nel settore delle infrastrutture», ha dichiarato il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.
E, dopo la notizia, Impregilo vola in borsa, dopo che il titolo era stato preso di mira dal mercato a seguito della sentenza del Tribunale di Firenze che ha imposto alla società di versare 150 milioni di euro come risarcimento per i danni ambientali causati dai cantieri per l’alta velocità tra Bologna e Firenze. Il «general contractor» è infatti coinvolto sia nella realizzazione del Ponte – i cui lavori inizieranno nel 2010 – che sulla linea dell’alta velocità tra Milano e Genova.

Ma a bocciare la decisione del governo ci pensa il Codacons che ricorrerà al Tar del Lazio contro lo stanziamento dei 1,3 miliardi di euro per la realizzazione del Ponte. «Il governo ha fatto un doppio sbaglio», dicono i consumatori: i 1,2 miliardi per il recupero dell’edilizia scolastica e carceraria sono «irrisori», mentre lo stanziamento destinato alle «grandi opere» è «eccessivo», se rapportati con l’esiguità del bonus per le famiglie disagiate di 2,4 miliardi. «Se, come più volte dichiarato da Berlusconi, la chiave di volta per uscire dalla crisi è il rilancio dei consumi, a seguito del quale si aiutano automaticamente le imprese e conseguentemente i lavoratori a non perdere il posto di lavoro, è evidente che le cifre andrebbero invertite», ha commentato il Codacons.
La manovra è inutile anche per il Wwf, per il quale il governo «ha deciso di immobilizzare, in questa gravissima situazione economico-finanziaria, il 50 per cento delle risorse pubbliche».
Attacco anche dall’Italia dei valori con una nota di Antonio Borghesi, vice capogruppo dell’Idv alla Camera, in cui si legge: «Mentre l’Europa si attrezza per affrontare una crisi economica profonda e globale, il governo Berlusconi tira fuori l’ennesimo coniglio dal cilindro, degno del peggior mago illusionista. I 17,8 miliardi di euro stanziati per le infrastrutture in realtà non esistono». Critico anche Francesco Ferrante [Ecodem] che ha detto: «Rincorrendo chimere come quella del Ponte si sottraggono risorse immediate [oltre un miliardo] alle altre utilissime opere rinunciando di fatto ad avviare quella manovra anticiclica di cui il paese avrebbe maledettamente bisogno».
Di certo non la pensa così il governo perché, come ha detto il ministro dell’economia Giulio Tremonti, l’Italia è «il Paese che per l’economia reale ha fatto più degli altri. Quello che hanno fatto gli altri Paesi è stato soprattutto per salvare le banche».

da www.carta.org

Venerdì 6 febbraio la «Rabbia Degna» di Chiaiano e Marano

Chiaiano
La «Rabbia Degna», la marcia dei cittadini di Chiaiano e Marano «contro ogni discarica ed inceneritore inutili e dannosi», è prevista per domani mentre Bertolaso – indagato nell’inchiesta «Rompiballe» – insiste che la discarica aprirà, nonostante l’amianto e i continui smottamenti del terreno. L’appuntamento è per venerdì 6 febbraio alle 13,30 alla Rotonda Titanic di Chiaiano.

«Una marcia, dal presidio alla cava, una marcia per la vita, una marcia nel nome delle nostre ragioni, una marcia contro ogni discarica ed inceneritore inutili e dannosi, una marcia della rabbia degna di Chiaiano e Marano. Facciamo appello a tutti i movimenti della città di Napoli e della Campania, a coloro che si battono contro la devastazione ambientale, ad essere presenti a Chiaiano e Marano il 6 febbraio prossimo alla nostra marcia della rabbia degna, perché la nostra lotta è anche lo lotta di tutti coloro che credono in un altro modello di sviluppo possibile e necessario», questo è l’appello lanciato dal Presidio permanente contro la discarica di Chiaiano e Marano per la marcia della «Degna Rabbia di Chiaiano e Marano», che ricalca il nome del «Primo Festival della Digna Rabbia zapatista che si è svolto in Chiapas circa un mese fa.
La marcia è stata organizzata contemporaneamente alla visita nella cava di una delegazione di europarlametari [tra cui l’onorevole Monica Frassoni], del sindaco di Marano Salvatore Perrotta e dai tecnici Franco Ortolani e Gian Battista De Medici, autorizzati ad entrare per visionare lo stato attuale dei lavori. Ad esempio la rimozione delle 10 mila tonnellate di amianto, rinvenuto ad ottobre dalla ditta che lavorava alla trasformazione della cava del poligono di tiro in discarica, che pare sta andando avanti e che costerà 850 mila euro.
Ma lo sgombero da solo non basta. Come ha spiegato Franco Ortolani, ordinario di Geologia all’Università di Napoli Federico II, «La rimozione dei rifiuti rinvenuti non significa bonificare l’area. Bisogna caratterizzare tutti i materiali accumulati in passato nell’area dei lavori e, come diceva Giannini, grattare via tutto fino a raggiungere la roccia sottostante».

Ieri intanto, dopo la riunione alla Prefettura di Napoli con il prefetto Alessandro Pansa e il presidente dell’ottava municipalità Gennaro Malinconico, il sottosegretario Guido Bertolaso ha annunciato, che «l’apertura della discarica avverrà nella prossima settimana e vi saranno conferiti quantitativi tra le 100 e le 200 tonnellate di rifiuti al giorno, provenienti dalla raccolta nel quartiere e nei vicini comuni di Marano e Mugnano, quindi il traffico nell’area sarà di 12-15 camion, gli stessi che raccolgono e operano durante la notte».
E mentre dava l’annuncio Bertolaso veniva iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta «Rompiballe» della Procura di Napoli, relativa alla gestione dello smaltimento dei rifiuti in Campania.
Un «atto dovuto», legato all’incarico di Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti. Insieme a lui figurano il prefetto di Napoli Alessandro Pansa, l’ex commissario straordinario prefetto Corrado Catenacci, ed altri dirigenti della struttura commissariale. Titolari dell’inchiesta i Pm della Procura della Repubblica di Napoli, Paolo Sirleo e Giuseppe Loviello, gli stessi magistrati che hanno condotto l’inchiesta sull’attività del Commissariato per i rifiuti che ha portato al rinvio a giudizio di personaggi eccellenti, tra cui i vertici della società Impregilo [il gruppo lombardo, che ha ripreso i lavori per il completamento del mega inceneritore di Acerra usufruendo, tra l’altro degli gli incentivi previsti dai contributi Cip6] e il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, commissario dell’emergenza rifiuti in Campania per alcuni anni.
Il Presidio permanente chiede le «dimissioni immediate di Guido Bertolaso e il blocco immediato dei lavori a Chiaiano ed in tutte le opere di costruzione di discariche ed inceneritori previste dal piano rifiuti, fare chiarezza su gli interessi difesi dalla struttura commissariale, rifare il piano rifiuti con la partecipazione delle comunità territoriali.

Domani dalle 12 in poi sulla web-tv di chiaianodiscarica.it, ci sarà la diretta dal Presidio con interviste ai rappresentanti della delegazione e ai cittadini. La manifestazione parte dalle 13,30 dalla Rotonda Titanic.

da carta