Bastano due minuti: una piccola ape beve le gocce d’acqua essudate da piante di mais trattate con i nuovi potenti insetticidi neonicotinoidi (sostanze utilizzate nella concia dei semi), e nel giro di soli due minuti cade a terra morta.
Queste le ultime scoperte degli scienziati sul rapporto tra i pesticidi comunemente utilizzati in agricoltura e la crescente moria delle api che ha colpito anche l’Italia: un risultato che apre inquietanti interrogativi sui possibili effetti di questi veleni sull’uomo.Se fino ad ora gli scienziati si erano limitati a constatare gli effetti micidiali sulle api della dispersione dei neonicotinoidi all’atto della semina del mais, e del loro inquinamento di nettare e polline, adesso si aprono scenari ancora più allarmanti: fra le fonti di raccolto d’acqua preferite dalle api ci sono le gocce che trovano sulle piante, come la rugiada e le ‘gutte’, ovvero le essudazioni delle foglie: proprio queste risulterebbero estremamente contaminate e velenose.
Il professore Vincenzo Girolami dell’Università di Padova, afferma che ‘le guttazioni (gocce di acqua che tutte le giovani piante di mais producono in abbondanza sulla punta delle foglie) di piante ottenute da semi di mais conciati, se vengono bevute dalle api le uccidono entro 2-10 minuti ed entro 20-40 minuti se solo vengono assaggiate per un attimo estraendo la ligula (la lingua a proboscide delle api)’.
Gocce di acqua che oltre alle api, anche altri insetti utili possono tranquillamente raccogliere. Il professor Andrea Tapparo, del Dipartimento di Scienze chimiche dell’Università di Padova, ha analizzato le gocce di acqua prodotte dalle piantine di mais con la guttazione, rinvenendo la presenza di neonicotinoidi in ragione di una decina di milligrammi per litro: la misura è espressa in milligrammi/litro ovvero ppm-parti per milione – quando e’ notorio che la dose letale per l’ape si misura in poche, infinitesimali, ppb – parti per bilione.
“Questa scoperta – sostiene Francesco Panella, presidente degli Apicoltori italiani – è l’ennesima dimostrazione della superficialità con cui sono state concesse le autorizzazioni d’uso di queste molecole a effetto neurologico sistemico, che trasformano le piante tal quali in insetticidi perenni. Questa drammatica evidenza scientifica, specie considerando sia la diffusione in natura della guttazione e la sua importanza per molte piante, sia la notevolissima persistenza nel terreno di queste molecole, con il rischio conseguente che possano ‘inquinare’ anche colture in successione, comporta importanti riflessioni e impone una diversa capacità pubblica di controllare gli interessi delle multinazionali della chimica. E’ ora di prendere atto che il problema non si risolve con la modifica delle seminatrici e neppure con il miglioramento delle tecniche di concia (migliorando ad esempio l’adesività dei concianti al seme), perché la guttazione sulle piante conciate e su quelle che vengono coltivate in loro successione mette comunque a disposizione dell’ape ‘gocce di linfa’ avvelenata da ingenti quantitativi di principio attivo”.
Per approfondimenti: Carta n° 29/07
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