Dopo il nulceare a rischio il referendum sull’acqua?

Dopo aver bloccato il referendum sul nucleare il governo ci riprova e pensa ad un decreto per bloccare il referendum sull’acqua. L’escamotage sarebbe un passaggio di competenze sulle tariffe dell’acqua all’Autorità per l’energia. In questo modo il referendum decadrebbe.

Secondo i promotori del referendum però sarà molto difficile bloccare il referendum sull’acqua poiché l’abrogazione di una parte dell decreto Ronchi, che contiene anche le norme che privatizzano la gestione dell’acqua, non basterebbe a bloccare entrambi i quesiti.

Il primo quesito, infatti, propone l’abrogazione dell’art. 23 bis della Legge n. 133/2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici che il governo Berlusconi vuole affidare ai privati.

Il secondo, invece, fa riferimento alle norme di privatizzazione previste dalla legge Galli (1994), che ha introdotto il concetto di “ciclo integrato dell’acqua”, di un unico gestore per l’intero ciclo, e ha imposto che i cittadini paghino in bolletta il 7% di quanto il gestore ha investito. Proprio quest’ultimo comma sarebbe difficile da abrogare, ha spiegato il Comitato, perché “consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa”.

Lambro. Un anno dopo


E’ passato quasi un anno dal disastro ecologico del fiume Lambro.
Il 23 febbraio 2010 “ignoti” sversarono nel letto del fiume circa 15 mila litri di gasolio e petrolio da alcuni impianti della «Lombarda Petroli», una ex raffineria di Villa Santa in provincia di Monza. Un atto doloso, come lo definì chiaramente la Procura di Monza.
Oggi la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti chiarisce come quell’atto sarebbe stato provocato per nascondere precedenti reati fiscali da parte della proprietà. Per questo motivo i magistrati della procura brianzola hanno iscritto sul registro degli indagati i titolari della Lombarda Petroli, Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, ipotizzando il reato di sottrazione all’accertamento o al pagamento delle accise sugli oli minerali. L’indagine della procura “è alle fasi finali, tra poco sapremo con più precisione – ha spiegato Gaetano Pecorella, presidente della Commissione che oggi ha anche visitato il sito -. Possiamo dire con sicurezza che non è un episodio collegato alla criminalità organizzata, ma è stato un sversamento di petrolio per coprire evasioni fiscali e illeciti fiscali precedenti”.

Agli “Onassis della Brianza” potrebbe essere contestato anche il reato di disastro ambientale.
I 15 mila litri di materiale tossico inquinarono irreparabilmente una vasta area attorno al fiume, una “catastrofe”, secondo Legambiente.
All’epoca una macchia oleosa, di circa mille metri cubi, partì da Monza per poi attraversare alcune zone di Milano e Lodi, danneggiando l’ecosistema del Parco regionale del Lambro. Il rischio che la marea nera arrivasse al Po fu scongiurato dalla task force della Protezione civile, ma diverse centinaia furono gli animali trovati morti: pesci, anatre selvatiche, aironi, germani reali. Gli effetti dell’onda nera, secondo il Wwf, si vedranno per decenni.

1 milione e 400 mila firme per l’acqua pubblica


«Oggi è l’ultimo giorno in cui controlliamo le firme, domani si inscatola tutto. Siamo molto oltre il milione». Questo uno dei messaggi che il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, costituito da centinaia di comitati territoriali che si oppongono alla privatizzazione, postava ieri sulla sua pagina di facebook. 1.401.492, per l’esattezza, sono le firme raccolte in questi tre mesi, dal nord al sud d’Italia, contro il decreto Ronchi che, di fatto, vuole privatizzare il prezioso bene comune, e che oggi sono state depositate in Cassazione. Il Comitato promotore ha voluto festeggiare in piazza Navona, a Roma, il risultato raggiunto. «Un risultato straordinario sia dal punto di vista numerico, perché nessun referendum fin’ora aveva raccolto 1 milione e 400 mila firme in così poco tempo, – spiega Marco Bersani, presidente del Forum italiano dei Movimenti per l’acqua – ma soprattutto è un risultato politico straordinario perché è stato ottenuto da una coalizione sociale dal basso, senza grandi padrini politici e senza finanziatori, senza grandi mass media. Il segnale che emerge da questa straordinaria campagna è, da una parte, la sensibilità sul tema dell’acqua, che oramai è diffusa e radicata in tutti i territori. Dall’altra un enorme segnale di richiesta di democrazia, cioè del fatto che le donne e gli uomini di questo paese vogliono decidere su ciò che appartiene loro. Come primo atto politico chiediamo immediatamente una moratoria al governo su tutti i decreti attuativi, il decreto Ronchi, e quindi diciamo che poiché l’anno prossimo a questo punto il popolo italiano si dovrà pronunciare sulla gestione dell’acqua, lo deve fare a bocce ferme. E poi chiediamo alle amministrazioni locali di non procedere secondo i dettami del decreto Ronchi perché una parte di questo paese ha messo esattamente in discussione quel decreto e chiede che si pronuncino tutte le donne e gli uomini di questo paese».
È ora, dicono quelli del Forum, che «parte l’avventura», che i referendum iniziano il loro iter istituzionale. Perché dopo la consegna in Cassazione la Corte costituzionale si dovrà pronunciare, probabilmente in febbraio, sull’ammissibilità dei tre quesiti presentati che vogliono che l’acqua sia un «bene comune», che questa preziosa risorsa sia sottratta alla morsa del mercato e a quella delle norme, contenute nel decreto, che stabiliscono che dal primo gennaio del 2011 gli enti locali debbano affidare la gestione dell’acqua pubblica ai privati. «Vogliamo restituire questo bene comune alla gestione condivisa dei territori. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene collettivo. Per conservarlo per le future generazioni», è uno dei messaggi che si può leggere sul sito del Forum: http://www.acquabenecomune.