Punto per punto le prime minacce del governo Berlusconi

Quali saranno le priorità del neo-governo Berlusconi? I quotidiani di oggi – italiani e non – fanno incetta di dichiarazioni.
A cominciare da «La Stampa» che riporta le dichiarazioni di Claudio Scajola, nuovo ministro allo sviluppo economico. Scajola avverte la «spinta al decollo della Torino-Lione» perché spiega: «L’Italia non può continuare a dipendere quasi esclusivamente dal petrolio, altrimenti prima o poi dovremo, metaforicamente, spegnere la luce. Per affrontare questa situazione e riallinearla con la media europea spiega ho in mente tre strategie di intervento: la diversificazione delle fonti di energia, l’accelerazione dei tempi di realizzazione degli impianti ed il rientro nel nucleare». Proprio sul nucleare precisa: «dobbiamo recuperare il gap tecnologico accumulato in questi decenni», seguendo l’esempio di Francia, Regno Unito e Stati uniti, «avviando in tempi solleciti un programma di realizzazione di impianti di terza generazione».
Anche tra le priorità del ministero dell’ambiente c’è il nucleare, come l’«emergenza rifiuti». Del resto in campagna elettorale il governo Berlusconi ha puntato tutto, o quasi, sulla sua soluzione definitiva. Ora deve dimostrarlo però, e non basteranno dichiarazioni e la convocazione del primo Consiglio dei ministri a Napoli.
È tutto, o quasi, nelle mani di Stefania Prestigiacomo, nuovo ministro dell’ambiente. Come riporta il Giornale, Prestigiacomo firmò il Patto per l’ambiente messo a punto dall’associazione ambientalista Legambiente, senza però sottoscrivere il «no» al nucleare, la cui ripresa è «uno dei punti qualificanti del programma del Popolo delle Libertà». Anche per il ministro all’orizzonte, non tanto lontano, c’è la realizzazione di rigassificatori, il «carbone pulito» ma anche l’abbattimento degli ecomostri. E proprio Ermete Realacci, già presidente di legambiente e possibile ministro-ombra dell’ambiente del Pd, parla della nomina di Stefania Prestigiacomo dice che: «Tra i nomi possibili per il ministero dell’ambiente, quello di Stefania Prestigiacomo è tra i migliori, visto che ha dimostrato sensibilità per i temi ambientali». Per Realacci quindi ci sono le basi per dialogo e collaborazione, ma se il governo Berlusconi «resterà quello dei condoni, delle colate di cemento e del non rispetto di Kioto – aggiunge Realacci– allora litigheremo».

Il ministero dell’Interno, guidato da Roberto Maroni, minaccia il «pugno di ferro verso l’immigrazione clandestina», come riporta invece La Stampa di oggi. Nella lista subito anche un «Pacchetto sicurezza» che metterà a punto con i colleghi di esteri, difesa e giustizia. «Si comincia con gli immigrati comunitari, i rom con passaporto rumeno: una delle idee è fissare una soglia minima di reddito da dimostrare all’atto di richiedere la cittadinanza. Secondo requisito annunciato, la rispondenza ai requisiti di abitabilità delle residenze indicate. Se non ci sarà l’uno e l’altra, e cioè non potendo più indicare una baracca o un ponte come proprio indirizzo, e dovendo dimostrare le fonti legali di reddito, i sindaci potranno negare il certificato di residenza al nuovo cittadino originario di un paese Ue. passo successivo, dopo novanta giorni di libero soggiorno, ma senza aver ottenuto la residenza, scatterebbe la possibilità di allontanamento coatto. Cioè di rimpatrio».
E il «Comitato generale del popolo per la sicurezza pubblica della Libia» oggi sulle colonne del «Tripoli Post» annuncia in un comunicato che la Libia non sarà più obbligata a proteggere le coste italiane dall’immigrazione clandestina fino a quando l’Italia non si impegnerà a fornire il sostegno necessario. Il comunicato sottolinea anche che «in merito alla gestione del fenomeno dell’immigrazione illegale e l’inizio della stagione estiva, durante la quale questa immigrazione clandestina dalla Great Jamahiriya [Libia, ndr.] aumenta con l’obiettivo di raggiungere in modo illegale le coste italiane», la Libia non sarà più responsabile della tutela delle coste italiane.

Le priorità del ministero delle infrastrutture guidato da Altero Mattoli?
«Il Ponte sullo Stretto», si legge su «il Giornale» che anticipa quali saranno le prossime mosse dei ministri. Matteoli annuncia discontinuità rispetto al Governo Prodi e dice: «Il Ponte sullo Stretto va rimesso in moto», volano per le altre opere di «contorno». Tra le altre priorità: i due corridoi transeuropei all’alta velocità–in primo luogo la Tav Torino Lione–il passante di Mestre, il Mose di Venezia, la Civitavecchia-Livorno e il raddoppio di tratti della Roma-Firenze. Nella lista anche le metropolitane nelle grandi città, i rigassificatori, gli «termovamorizzatori». Tutte infrastrutture senza le quali, ha detto Matteoli, «il paese sarebbe condannato a un declino irreversibile».

Ignazio La Russa, insediatosi a palazzo Baracchini sede del ministero della difesa, avrà un gran da fare sulle missioni all’estero, la questione delle truppe impiegate e quella delle cosiddette «regole d’ingaggio» che risolverà, si legge ancora su il Giornale «insieme al collega della Farnesina Franco Frattini». Su questo arriva proprio questa mattina la notizia che le regole d’ingaggio dell’Unifil, la missione delle Nazioni unite in Libano, potrebbero essere modificate a seguito delle dichiarazioni dell’inviato dell’Onu Terje Roed-Larsen, che ha definito l’organizzazione sciita Hezbollah «una minaccia alla pace» regionale. «Le regole di ingaggio possono cambiare–ha detto il portavoce del segretario generale Ban Ki-moon–anche se non prevediamo modifiche a breve termine». Proprio ieri il capo di Hezbollah, Hasan Nasrallah, aveva detto che i rapporti con l’Unifil sono «positivi» e «non cambieranno», aggiungendo che le regole d’ingaggio «non devono essere cambiate, come ad esempio il nuovo premier italiano Silvio Berlusconi dice di voler fare».

Dal canto suo Frattini, nuovo capo della diplomazia italiana, fissa tre punti fondamentali del suo lavoro. «Grande dialogo con l’Europa, ma senza ‘euro-entusiasmi’, con un giusto bilanciamento tra tradizione europeista dell’Italia e tutela degli interessi nazionali – scrive i Giornale–Una linea di discontinuità rispetto alla politica del predecessore D’Alema nella visione del conflitto mediorientale, con un atteggiamento equilibrato ma riconoscendo le ragioni di Israele. Un’intensa collaborazione con il Viminale». E in vista della manifestazione nazionale di domani a Torino, contro la presenza di Israele, ospite d’onore, alla fiera del libro di Torino, Frattini dice: « La protesta può essere anche aspra ma non sfoci nell’antisemitismo». Poi sui rapporti con i Libano assicura «Non c’è nessuna emergenza, la Libia vuole cooperare con noi e con l’Ue; piuttosto la Libia pone un problema serio, il problema dei confini del fronte sud: vogliono che li si aiuti anche lì ed è giusto». L’appuntamento più importante per lui sarà l’organizzazione del G8 alla Maddalena nell’estate del 2009. Per questo. Scrive ancora il Giornale «una task force è già prevista a palazzo Chigi, in coordinamento con la Farnesina e con il Viminale». Sull’isola, che fa parte dell’omonimo arcipelago con Caprera, Santo Stefano, Spargi, Budelli, Santa Maria, Razzoli e altri isolotti minori, i lavori potrebbero partire già nei prossimi venti giorni, riportava ieri il quotidiano «La Nuova Sardegna», rivelando che L’Arsenale potrebbe diventare un albergo e così anche l’ex ospedale militare.

Giulio Tremonti, al ministero dell’economia, «si muoverà su due binari – riporta sempre il Giornale – Il primo, più tradizionale, è quello dei provvedimenti fiscali per rilanciare la crescita e i redditi dei cittadini: l’eliminazione dell’Ici sulla prima casa si farà [altro cavallo di battaglia della campagna elettorale del Popolo delle libertà ndr.], senza gravare sulle casse dei Comuni. I minori introiti saranno compensati da un incremento della compartecipazione all’Irpef: un passo verso un maggiore federalismo fiscale. Per appesantire le buste paga dei dipendenti, si studia la detassazione degli straordinari e dei premi aziendali».

D’accordo con lui è anche Maurizio Sacconi, neoministro del welfare che, sul Sole 24 Ore spiega–Il primo impegno è di «detassare gli straordinari e i premi aziendali, molto presto, forse già nei primi Consigli dei ministri». Ma c’è anche il capitolo delle pensioni. Sacconi – riporta il Giornale – non intende reintrodurre lo «scalone» che ha portato da 57 a 60 anni l’età della pensione «ma punta a favorire la permanenza al lavoro e il reimpiego dei 50enni che perdono il lavoro».

Il neo-guardasigilli Angelino Alfano sceglie la via del dialogo con i magistrati, assicurando: «Sono pronto a discutere con i magistrati, certo. Lo faremo presto, prestissimo». Tra i primi punti in agenda ci sarà la discussione sugli organici, mentre «non c’è fretta», si legge sul Messaggero, di affrontare la spinosa questione della separazione delle carriere. Su questo punto il Giornale riporta l’esatto contrario. Il pacchetto sicurezza sarà uno dei primi punti del suo ministero, come per Roberto Maroni. Poi, riporta ancora il quotidiano, la lotta alla mafia[lui che tre anni fa escamò ‘la mafia mi fa schifo’, dichiarazione che lo promosse Coordinatore di Forza Italia in Sicilia] e già pensa a un’iniziativa antimafia, in vista degli anniversari delle stragi di Cosa Nostra in cui morirono i giudici Falcone e Borsellino.