4-5-6 ottobre: Caserta antirazzista


Una manifestazione antirazzista, promossa dalle associazioni presenti nel casertano, si terrà a Caserta dal 4 al 6 ottobre.

L’annuncio è stato dato nel corso della conferenza stampa che alcuni rappresentanti dei migranti di Castevolturno hanno tenuto questa mattina all”American Palace’, un complesso residenziale abitato unicamente da migranti, a cui hanno partecipato alcuni parenti delle vittime, amici e connazionali delle sei persone massacrate lo scorso giovedì 18 settembre.

Un incontro organizzato non solo per ricordare gli africani uccisi, ma anche per chiedere “verità e giustizia” e per raccontare la realtà quotidiana di migliaia di immigrati, fatta anche di pullman che, a volte, non si fermano se in attesa ci sono solo africani, di sveglie alle 5 del mattino per andare sulle rotonde ad attendere i caporali, del lavoro duro e dello sfruttamento compiuto non solo nei campi, ma anche nelle ditte edili. E ancora per raccontare episodi di violenza e di indifferenza mostrata spesso dai cittadini del luogo. loro hanno mostrato le loro case hai giornalisti. Ci vivono anche in dieci in tre stanze per un costo di 500 euro al mese completamente inospitali

I tre giorni saranno dedicati a un approfondimento sulla condizione degli immigrati che abitano sul territorio casertano.
Sabato 4 si terrà un corteo antirazzista seguito da una veglia interreligiosa per le vittime del mare; domenica 5 un concerto contro il razzismo e lunedì 6 sarà interamente dedicato agli incontri istituzionali. “In Italia l’immigrato clandestino, secondo le leggi attuali, anche se lavora e ha una casa, non ha alcuna possibilità di prendere un permesso di soggiorno – dice Mamadou Sy, vicepresidente della comunità senegalese di Caserta – e di uscire dalla clandestinità. Immigrati che ogni giorno rischiano la vita lavorando in condizioni disumane per portare la frutta sulle nostre tavole o per costruire le nostre case. Immigrati – continua – che si prendono cura degli anziani italiani, ma ci vogliono far credere che siamo noi la causa di tutti i mali di queste terre e che siamo il nemico da combattere”.
Secondo Sy, senza “l’introduzione del permesso di soggiorno, i lavoratori immigrati saranno sempre più invisibili continuando a lavorare in nero e a subire ogni forma di sfruttamento. Noi vogliamo dire basta a tutto questo – conclude – e far conoscere a tutti: nei luoghi di lavoro, fuori le scuole, nelle piazze e ai politici quale sia la verità”.

Erano in tanti, oggi a Castel Volturno (Caserta), a dire no alla `criminalizzazione’ nei loro confronti e al razzismo. Una conferenza stampa, svoltasi presso l”American Palace’, . Intanto, le associazioni del territorio che difendono gli immigrati hanno annunciato tre giorni di manifestazioni, a Caserta, i prossimi 4, 5 e 6 ottobre “contro il razzismo, per i diritti di cittadinanza, contro la prevaricazione della camorra e di tutti quelli che sfruttano la condizione di subalternità giuridica e sociale in cui vivono gli immigrati”.

Castelvolturno. Cronaca di una strage

Sale la tensione a Castelvolturno dopo l’agguato in cui ieri sera davanti ad una sartoria – la “Ob Ob exotic fashions” – sono stati uccisi da un commando a colpi di kalashnikov 6 migranti tutti di origine africana. Una scia di sangue ha tracciato l’asfalto: almeno 130 proiettili esplosi da sei-sette sicari, a bordo di almeno un’auto e una moto.
A distanza di pochi minuti l’agguato a Baia Verde, dove killer arrivati nel locale in sella a una motocicletta sono entrati in una sala giochi, 20 colpi di arma da fuoco, hanno ucciso il titolare un italiano, Antonio Celiento, 53 anni.

Dopo la strage oggi i migranti sono scesi in strada per esprimere rabbia per il diffuso e dilagante clima di razzismo. Gli investigatori seguono la pista di un’eventuale «ritorsione da parte del potente clan dei Casalesi» che nella zona e oltre controlla i traffici di droga e la prostituzione nella zona.
I migranti non ci stanno e scendono in piazza, per protestare, anche violentemente: “non siamo spacciatori – urlano – siamo gente onesta e che lavora e inveiscono contro gli italiani ‘bastardi’”.

Alla sartoria “Ob Ob exotic fashions” la gente del posto ci portava i pantaloni per farli accorciare: una sartoria, gestita da “persone tranquille”, tutti stranieri, in Italia solo per lavorare.
Questo gridano, rivendicando di essere “ghanesi, non nigeriani…” i connazionali delle vittime di strage. Lo hanno detto quando i cadaveri sono ancora a terra, sul luogo della carneficina degli africani.
E lo ripetono amici e parenti, giurando di essere estranei a qualsiasi giro di malaffare
Urlano, protestano, armati di mazze e pietre, sfasciano vetrine dei negozi e macchine, rovesciano cassonetti, mandando il traffico in tilt.

La questura schiera circa cento uomini in tenuta antisommossa.
A Castel Volturno, sulla via Domiziana, nella zona dell’Ischitella, ogni strada ha i cassonetti riversati a terra, le saracinesche dei negozi sono abbassate ed i segni della guerriglia degli immigrati africani sono dappertutto.
“E’ la rabbia dei disgraziati, sfruttata dalla camorra. A questo punto non servono sindaci sceriffi o l’intervento dell’esercito, ma una attività seria di intelligence che metta in carcere i criminali”, è la voce di Tommaso Morlando, responsabile regionale dell’Italia dei valori, assessore a Castel Volturno e consigliere del sindaco-magistrato Francesco Nuzzo, che ha tentato oggi a più riprese una mediazione con i migranti, che manifestano, rivendicano l’estraneità delle vittime a traffici illeciti e legami con la criminalità organizzata.

Gli inquirenti però seguono la pista della camorra per entrambi gli agguati di ieri sera. Si cerca di capire se ad uccidere, a distanza di pochi minuti, sia stato lo stesso gruppo di fuoco e con lo stesso movente. Secondo gli inquirenti, gli esponenti del clan facente capo a Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, avrebbero adottato, da alcuni mesi, una vera e propria strategia del terrore nei confronti non solo della comunità di africani che abita sul litorale domizio, ma anche verso i familiari di collaboratori di giustizia.
Lo scorso 2 maggio, ad esempio, fu massacrato Umberto Bidognetti, padre del pentito Domenico. Una strategia del clan per riaffermare il proprio dominio sul territorio soprattutto dopo le decine di arresti, alcuni dei quali eccellenti, di esponenti di primo piano e di gregari dell’organizzazione criminale. E un’avvisaglia forse fu data lo scorso 18 agosto, sempre nel territorio di Castelvolturno, quattro uomini con il volto coperto da caschi, armati di kalashnikov e pistole, fecero irruzione in una villetta dove c’era un gruppo di nigeriani: in 5 rimasero feriti.

A fine giornata il prefetto di Caserta non ha escluso il ricorso all’esercito e, dopo un incontro al comune di Castelvolturno tra una delegazione di migranti e il sindaco, sono arrivate le rassicurazioni che le indagini sulla strage saranno celeri.

“Ciò che sta venendo fuori dalle notizie nazionali, è l’immagine di immigrati africani armati di bastoni e bottiglie che stanno mettendo a ferro e fuoco la città. Ma è importante non dimenticare che dietro la rabbia di ognuno si nasconde la sopportazione di anni e anni di repressione sociale, di vita nella clandestinità, lavorando dalla mattina alla sera per guadagnare pochi euro, a causa di un sistema legislativo che non da la possibilità di regolarizzarsi e vivere da cittadino “normale”.
Rinnoviamo l’invito alla mobilitazione del 4-5-6 ottobre che si terrà a Caserta alla quale hanno aderito diverse personalità del cinema, della musica e dello spettacolo a livello nazionale. Saranno giornate di antirazzismo, solidarietà e rivendicazione dei diritti e della dignità degli immigrati e dei richiedenti asilo. auspichiamo una grande partecipazione non solo di immigrati ma anche di italiani, studenti, lavoratori e tutti coloro che si definiscono democratici“, dicono quelli del Centro Sociale ex Canapificio di Caserta che hanno partecipato all’incontro.