1 milione e 400 mila firme per l’acqua pubblica


«Oggi è l’ultimo giorno in cui controlliamo le firme, domani si inscatola tutto. Siamo molto oltre il milione». Questo uno dei messaggi che il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, costituito da centinaia di comitati territoriali che si oppongono alla privatizzazione, postava ieri sulla sua pagina di facebook. 1.401.492, per l’esattezza, sono le firme raccolte in questi tre mesi, dal nord al sud d’Italia, contro il decreto Ronchi che, di fatto, vuole privatizzare il prezioso bene comune, e che oggi sono state depositate in Cassazione. Il Comitato promotore ha voluto festeggiare in piazza Navona, a Roma, il risultato raggiunto. «Un risultato straordinario sia dal punto di vista numerico, perché nessun referendum fin’ora aveva raccolto 1 milione e 400 mila firme in così poco tempo, – spiega Marco Bersani, presidente del Forum italiano dei Movimenti per l’acqua – ma soprattutto è un risultato politico straordinario perché è stato ottenuto da una coalizione sociale dal basso, senza grandi padrini politici e senza finanziatori, senza grandi mass media. Il segnale che emerge da questa straordinaria campagna è, da una parte, la sensibilità sul tema dell’acqua, che oramai è diffusa e radicata in tutti i territori. Dall’altra un enorme segnale di richiesta di democrazia, cioè del fatto che le donne e gli uomini di questo paese vogliono decidere su ciò che appartiene loro. Come primo atto politico chiediamo immediatamente una moratoria al governo su tutti i decreti attuativi, il decreto Ronchi, e quindi diciamo che poiché l’anno prossimo a questo punto il popolo italiano si dovrà pronunciare sulla gestione dell’acqua, lo deve fare a bocce ferme. E poi chiediamo alle amministrazioni locali di non procedere secondo i dettami del decreto Ronchi perché una parte di questo paese ha messo esattamente in discussione quel decreto e chiede che si pronuncino tutte le donne e gli uomini di questo paese».
È ora, dicono quelli del Forum, che «parte l’avventura», che i referendum iniziano il loro iter istituzionale. Perché dopo la consegna in Cassazione la Corte costituzionale si dovrà pronunciare, probabilmente in febbraio, sull’ammissibilità dei tre quesiti presentati che vogliono che l’acqua sia un «bene comune», che questa preziosa risorsa sia sottratta alla morsa del mercato e a quella delle norme, contenute nel decreto, che stabiliscono che dal primo gennaio del 2011 gli enti locali debbano affidare la gestione dell’acqua pubblica ai privati. «Vogliamo restituire questo bene comune alla gestione condivisa dei territori. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene collettivo. Per conservarlo per le future generazioni», è uno dei messaggi che si può leggere sul sito del Forum: http://www.acquabenecomune.