Abusivismo edilizio, la svendita delle coste del Lazio


Il Lazio è al terzo posto della classifica nazionale delle illegalità nel ciclo del cemento. Sulle coste si concentrano la metà degli abusi e le demolizioni stanno a zero.

721 illeciti pari al 10,4% del totale nazionale, 913 persone denunciate. Numeri che collocano il Lazio al terzo posto della classifica nazionale delle illegalità nel ciclo del cemento, dopo la Calabria e la Campania. Degli oltre 41mila abusi edilizi commessi in Regione tra il 2004 e il 2009, oltre il 22% si concentra nei 23 comuni costieri, in aree spesso sottoposte a vincolo paesaggistico. Sono questi alcuni dei numeri del dossier sull’abusivismo sulle coste del Lazio “A.A.A. Beni comuni svendesi – Coste negate”, che Goletta Verde – storica campagna estiva di Legambiente – ha presentato oggi a Fondi.

L’abusivismo nei comuni costieri. Di fronte a questi numeri, si legge nel Rapporto “la risposta da parte degli enti locali, preposti al ripristino dello stato dei luoghi, una volta che sono state accertare le violazioni, appare decisamente insoddisfacente ed insufficiente”. Le ordinanze di demolizione emesse nel 2009, a fronte di un totale accertato di 15.426 abusi edilizi è stato del 28,7%, ossia 4.442, per un totale effettivo di 386 e solo nello 0,19% dei casi il manufatto abusivo viene acquisito al patrimonio pubblico. Quasi la metà di questi abusi si concentrano sulle coste del Lazio. Solo nel 2009 se ne contano 2.379, il 15,4 per cento del totale regionale e di questi 597 solo nella provincia di Roma, anche se la provincia di Latina si attesta al primo posto.

Caso Fondi. E’ Fondi, comune costiero in provincia di Latina, a destare più preoccupazione. Il comune è stretto nella morsa del cemento, come attestano gli stessi dati ufficiali della Regione Lazio, che lo collocano per il periodo tra il 2004 e il 2009 al quinto posto dei Comuni del Lazio per numero di abusi con 662 illeciti, ossia il 3,10 per cento del totale regionale. Un altro dato da rilevare è che le demolizioni effettuate a fronte degli illeciti sono pari a zero.

Scongiurata la norma sul diritto di superficie? Lo scorso 20 giugno, con un maxi emendamento al disegno di legge di conversione del Decreto Sviluppo, sono stati soppressi i commi che introducevano il diritto di superfice ventennale sulle spiagge. L’introduzione delle norme avrebbe spostato il regime giuridico del “diritto di costruire” dal campo pubblico a quello privato. Una svendita dei beni pubblici a tutti gli effetti a discapito dell’ambiente. Su questo Legambiente ha chiesto che la Regione “si muova per una politica di gestione e salvaguardia delle coste, contenendo così possibili effetti devastanti di un eventuale ‘diritto di superficie’ al vaglio del Governo”. La questione infatti sembra essere stata solo rimandata, il Decreto sviluppo infatti dovrebbe essere approvato dal Senato il prossimo 12 luglio e sono in molti a temere che le norme sul diritto di superficie possano essere ripresentate.

Voglio essere informato


I post-it hanno fermato già una volta la legge bavaglio sulle intercettazioni. Ora il governo vuole riproporre quelle norme per far calare il silenzio sull’inchiesta P4 e impedire nuove indagini delle procure. Impedirà ai giornali di pubblicare, “anche per riassunto o nel contenuto”, le telefonate fino al processo. Le carte contenute nel fascicolo del pm dovranno addirittura aspettare la sentenza di appello. Richieste del pm e ordinanze del gip, anche se notificate agli avvocati, non potranno essere pubblicate integralmente. Un intervento che mette il bavaglio ai giornali che non potranno più pubblicare nulla per esteso, né gli atti, né i brogliacci delle telefonate.

Ecco quindi un logo per dire no a questa decisione della maggioranza e difendere la democrazia.

La nuova discarica di Roma sarà Fiumicino


Il dopo Malagrotta, finita nel mirino dell’Ue, è deciso: la nuova discarica scelta per evitare un’altra “emergenza Napoli” è Fiumicino. Dal vertice di ieri tra il presidente della Regione Polverini e gli assessori regionali sarebbe emersa anche la possibilità di prorogare ancora di sei mesi la chiusura di Malagrotta. Ma c’è di più: per realizzare la discarica di Fiumicino, precisamente in località Pizzo del Prete, ci vorranno tre anni, per cui si rende necessaria l’individuazione di un “sito tampone”, una discarica transitoria individuata nel territorio di Riano, a Pian dell’Omlo.

Ii cittadini di questo piccolo comune a nord della Capitale non ci stanno, e proprio ieri hanno manifestato contro la costruzione della discarica. Ma ieri a manifestare c’erano anche i cittadini di Fiumicino che, insieme agli amministratori, si sono riversati sulla Tiberina proprio all’altezza del sito individuato dalla Giunta. “La scelta è stata fatta e Fiumicino c’è cascata in mezzo. La decisione di realizzare un impianto di trattamento e una “mini-discarica” nell’area di Castel Campanile ci trova totalmente contrari. Non mi fido di questo “modello di riferimento” toscano spacciato dalla Polverini, che temo possa con il tempo trasformarsi in un inceneritore bello e buono”. È l’accusa del consigliere comunale del Pd, Michela Califano. “Dal sindaco Canapini, dalla giunta di Roma Capitale e da quella Regionale non potevamo aspettarci altro – ammonisce Michela Califano -. I compagni di merende alla fine hanno chiuso il cerchio, alla faccia dei cittadini di Fiumicino e di quella qualità della vita che il centrodestra continua a spacciare come proprio cavallo di battaglia”.
“Mi ero illusa – continua – che il sindaco Canapini, figlio della città che governa, potesse difendere gli interessi dei suoi compaesani. È stato tutto il contrario. Dopo aver perso tutti i treni messi a disposizione dalla Provincia di Roma, Gasbarra prima Zingaretti poi, per introdurre una differenziata importante all’interno del Comune di Fiumicino che in tre anni ci avrebbe puntare su discariche e inceneritori. Senza dimenticare il via libera al raddoppio dell’aeroporto, accolto quasi con entusiasmo dal centrodestra locale. Il Pd cercherà in tutti i modi di opporsi a questa scelta scellerata, senza arrendersi, ricorrendo a ogni forma di protesta civile che si possa adottare”.

“No a una discarica, piccola e grande che sia. No al modello di riferimento di smaltimento dei rifiuti di cui parla il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, che suona tanto come un gassificatore mascherato”. È la presa di posizione dei consigliere comunali del Pd, Silvano Zorzi e Alessandra Vona. “Ne eravamo certi – sottolineano gli esponenti pd -, Fiumicino non poteva rimanere fuori da questo giro. Tutta questa storia dimostra una sola cosa: il centrodestra continua a prendere in giro i cittadini e raccontare favole. Dopo aver votato un ordine del giorno anti-discarica, e non aver voluto allargare il documento all’ipotesi inceneritore, ecco l’ennesima beffa per gli abitanti di Fiumicino”.

“In merito alla localizzazione delle discariche a Fiumicino vorrei sottolineare che è una scelta tecnicamente e politicamente sbagliata – ha spiegato Mario Baccini, deputato romano del Pdl – perché nell’area vi sono zone protette e strutture sanitarie sensibili come l’ospedale Bambin Gesù. Inoltre voglio ricordare che non si può sovraccaricare un territorio che già ospita un centro per lo smaltimento del compost dei mercati generali di Roma e impianti simili. La soluzione dello smaltimento dei rifiuti nel Lazio sta a cuore a tutti noi e per questa ragione lavoreremo per sostenere il presidente della Regione e chiunque abbia idee propositive per evitare l’emergenza. Non ci sottrarremo, se ce lo chiedono, a sostenere un piano condiviso”.
Mentre il senatore dell’Italia dei Valori Stefano Pedica propone un “referendum ambientale sulla gestione dei rifiuti a Roma: dovrà essere ancora e sempre privata o finalmente pubblica? Questo il quesito al quale chiamerei i cittadini a dare risposta”.